Osama Abdul Mohsen e suo figlio Zaid, di 7 anni, sono diventati tristemente famosi quando, mentre fuggivano dalla Siria verso la Germania, furono ripresi dalle telecamere di tutto il mondo mentre Petra Laszlo, una teleoperatrice ungherese, li sgambettava facendoli cadere. Questo episodio, simbolo della disperazione dei profughi siriani, ha mostrato la crudeltà e l’indifferenza che molti rifugiati affrontano durante il loro viaggio verso la salvezza.
Osama, però, non è un terrorista né un ladro come molti potrebbero pensare, ma un allenatore di calcio con due titoli nazionali alle spalle. Questo dettaglio, fortunatamente, non è passato inosservato. Il presidente della scuola allenatori spagnola, Miguel Angel Galan, commosso dalla storia di Osama, gli ha offerto un’opportunità di lavoro come tecnico sportivo. Ora, padre e figlio sono in viaggio verso Madrid, dove li attende una nuova casa, un lavoro e una speranza per un futuro migliore.
Il gesto di Miguel Angel Galan è un esempio di umanità e solidarietà che contrasta nettamente con l’atto disumano della teleoperatrice. Questo atto di generosità riduce l’atto di sgambettare alle retrovie dell’umanità, dimostrando che anche nei momenti più bui, esistono persone disposte a tendere una mano e offrire una seconda possibilità.
Nel mondo del calcio, come nella vita, chi è ridotto a sgambettare colui che costruisce l’azione non è certamente un gran talento. La storia di Osama e Zaid ci ricorda l’importanza di non giudicare dalle apparenze e di cercare sempre di capire la vera natura delle persone, offrendo aiuto e supporto a chi ne ha bisogno.