Da allora, Don Pierino si impegnò per i giovani indigenti e bisognosi, dando vita alla Comunità Incontro, una struttura alle porte di Amelia, in Umbria. Questa comunità è diventata nel tempo un punto di riferimento nella lotta per la prevenzione, il recupero e il reinserimento di persone con problemi di dipendenza patologica.
Ma Don Pierino non è stato solo questo. È stato anche un personaggio profondamente discusso. Dal suo impegno politico tra le fila del centrodestra al suo stretto – per molti ambiguo – rapporto con Silvio Berlusconi, e la criticata messa in suffragio di Bettino Craxi ad un anno dalla morte in latitanza. La sua concezione degli islamici, espressa in un comizio di Alleanza Nazionale, è stata altrettanto controversa, definendoli “un germe da estirpare”.
Don Pierino fu costretto a lasciare lo stato clericale in seguito alla condanna per truffa e bancarotta fraudolenta, per cui scontò 4 anni di reclusione. Ancor più pesante fu l’accusa per abusi sessuali, imputazione per cui venne rinviato a giudizio. Il reato, tuttavia, si estinse con la sua morte nel 2014.
Un uomo imperfetto, con molte ombre nel suo vissuto. Ma può un ricordo macchiato cancellare l’enorme contributo offerto per il bene comune? Si può essere Persone Perbene nonostante una vita segnata dalle colpe più torbide?
Don Pierino Gelmini rappresenta un caso complesso. Il suo lavoro con i tossicodipendenti ha avuto un impatto positivo su molte vite, ma le sue azioni e affermazioni controverse, insieme alle accuse gravi, offuscano la sua eredità. È possibile riconoscere il bene che ha fatto, senza ignorare le gravi mancanze che hanno segnato la sua vita?
La risposta non è semplice e richiede una riflessione profonda sulla natura dell’umanità, sulla capacità di fare del bene nonostante le imperfezioni e sugli errori che definiscono una vita intera.