Tra il 1959 e il 1968, Alberto Manzi ha tenuto lezioni di scuola primaria in televisione, utilizzando metodologie didattiche innovative per l’epoca. Manzi insegnava senza seguire un copione, come se fosse sempre nella sua aula, riuscendo così a coinvolgere il pubblico in modo autentico e spontaneo.
Il programma ha avuto un impatto sociale enorme, aiutando circa un milione e mezzo di persone a conseguire la licenza elementare grazie alle sue lezioni trasmesse dalla TV nazionale. Questo risultato straordinario dimostra l’efficacia del suo approccio e la sua dedizione all’alfabetizzazione.
Dopo la conclusione del programma, Manzi è tornato all’insegnamento tradizionale, dedicandosi anche a campagne di alfabetizzazione per gli italiani all’estero. Il suo impegno per l’educazione non si è mai affievolito, e nel 1981 è tornato alla ribalta conducendo una crociata contro le “schede di valutazione” introdotte per sostituire le pagelle.
Alla base della sua battaglia contro le schede di valutazione vi era la filosofia del suo insegnamento: “Non posso bollare un ragazzo con un giudizio, perché il ragazzo cambia, è in movimento; se il prossimo anno uno legge il giudizio che ho dato quest’anno, l’abbiamo bollato per i prossimi anni.” Manzi credeva fermamente che i giudizi statici non riflettessero la crescita e il cambiamento degli studenti.
Nonostante le pressioni del Ministero della Pubblica Istruzione, Manzi si rifiutò di scrivere giudizi differenziati e diede valutazioni uguali per tutti: “Fa quel che può, quel che non può non fa”. Questo atto di resistenza gli costò la sospensione dall’insegnamento e la perdita dello stipendio, ma dimostrò il suo impegno incrollabile per una valutazione equa e rispettosa degli studenti.