Lei è Rita Fossaceca, un medico 51enne di Trivento, Campobasso, che ha fatto del suo mestiere uno strumento per fare del bene al prossimo. Una vocazione, la sua, che l’ha portata a vestire i panni di missionaria nei paesi del Terzo Mondo. Rita Fossaceca è stata in prima linea per conto della ForLife Onlus in difesa dei più deboli e ha dato tutta se stessa con impegno e dedizione per l’orfanotrofio di Mijomboni, in Kenya.
Due giorni fa, il suo amore incondizionato, la sua passione travolgente e la sua umanità sconfinata le sono costati la vita. Rita è stata uccisa con un colpo di pistola mentre cercava di difendere la madre Michelina, aggredita con un machete durante un tentativo di rapina. Tradita e uccisa barbaramente da persone che vivevano proprio grazie alla sua Onlus.
Rita era in Kenya da un paio di settimane. Non in vacanza, né per affari, ma unicamente per fare del bene. La sua missione era aiutare gli orfani e i bisognosi, offrendo cure mediche e supporto morale. Per lei non ci saranno prime pagine, “mobilitazioni social” o funerali di Stato, ma dobbiamo essere profondamente orgogliosi del suo operato.
Rita Fossaceca era un esempio di come la medicina possa essere utilizzata come strumento di pace e speranza. La sua vita e il suo sacrificio non devono essere dimenticati, poiché rappresentano il meglio dell’umanità: la volontà di aiutare gli altri senza chiedere nulla in cambio, anche a costo della propria vita.