Molti di voi si ricorderanno di Nicholas Green, un bambino californiano di sette anni ucciso nel 1994 durante un tentativo di rapina lungo l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, mentre era in vacanza con la famiglia. Dopo la sua morte, il padre di Nicholas, Reginald Green, anziché covare rancore e odio contro la terra che gli tolse drammaticamente il figlio, trasformò quella tragedia in uno strumento di speranza e solidarietà. Sottolineò come non fosse stata la Calabria a premere il grilletto e di avere, quindi, il dovere di sopravvivere con dignità, senza lasciar spazio alla rabbia. Queste parole furono accompagnate dal gesto più significativo che potesse fare: donare gli organi del figlio che stava per spegnersi.
In seguito, Reginald diede vita a una Fondazione che porta il nome del figlio, promuovendola in tutta Italia per sensibilizzare le persone sull’importanza della donazione degli organi. Oggi, a distanza di ventuno anni, sette persone vivono ancora grazie a quella scelta. Una decisione talmente forte che da quel momento il tasso di donazioni in Italia ebbe un aumento esponenziale.
C’è un particolare che rende questa storia ancor più straordinaria. Il giovane medico che ventuno anni fa trapiantò il cuore del piccolo Nicholas, donando la vita a un altro bambino di 15 anni, è il dottor Stefano Marianeschi, responsabile della Cardiochirurgia pediatrica al Niguarda di Milano. Abbiamo parlato del dottor Marianeschi qualche tempo fa, in quanto colonna portante della fondazione “Aiutare i Bambini”: un progetto benefico tramite cui, rinunciando a un periodo di ferie, ogni anno si impegna a salvare bambini affetti da grave cardiopatia o malformazione congenita al cuore in zone del mondo colpite dalla guerra.
Due giorni fa, ventuno anni dopo, Reginald Green e il dottor Marianeschi si sono incontrati per la prima volta, dando vita a un momento di commozione travolgente. Reginald ha voluto commentare così l’incontro:
“Io, a differenza del dottor Marianeschi, non ho mai visto il cuore di mio figlio: ma so per certo che fosse un cuore puro. E per questo, oggi, vedere le sue mani che quel cuore sorressero in quei momenti, mi causa davvero un’enorme emozione. Nicholas ha dato speranza a tutti, con l’eco che ebbe la sua storia, e non solo alle sette persone che ricevettero i suoi organi.”
Grazie, il vostro esempio ci ricorda quanta bellezza possa contenere l’animo umano.