Gianluca Danise, quarant’anni, un figlio e una vita in missione. Maresciallo dell’Aeronautica, Gianluca ha portato il suo contributo in diverse zone di guerra: Kosovo, Eritrea, Iraq, Gibuti. Nel 2003, a Nassiriya, si trovò a ricomporre i corpi dilaniati dei suoi 19 compagni morti nell’attentato alla base Maestrale. Li identificò uno per uno, sigillò le casse di zinco con una fiamma ossidrica e, dopo trentasei ore di lavoro, avvolse le bare nel tricolore. Fu straziante, ma – come si usa dire – qualcuno doveva pur farlo.
Dopo il Kosovo, al rientro dalla seconda missione in Eritrea, Gianluca cominciò a leggere sui giornali dello scandalo relativo ai rischi e alle conseguenze dell’esposizione all’uranio impoverito, il materiale con cui sono costruite le teste di guerra delle munizioni usate dalla prima Guerra del Golfo ad oggi. L’aspetto più preoccupante era che l’Esercito Italiano, a differenza dei colleghi inglesi, francesi, spagnoli e americani, non aveva mai previsto alcuna precauzione in merito.
Nel 2010, la vita di Gianluca cambiò drasticamente. Di ritorno dall’Afghanistan, accusò un dolore all’orecchio destro. I medici gli dissero che si trattava di un colpo d’aria. Partì per il viaggio di nozze con una sensazione sinistra. Al rientro, la diagnosi fu devastante: cancro alla rinofaringe, causato dalle importanti tracce di metalli pesanti rilevate dalla biopsia. Era il 5 dicembre, l’inizio della fine. Gianluca affrontò la Tac, la chemio e la radio, perdendo in pochi mesi 25 chili. I medici gli dissero che il peggio sarebbe dovuto ancora avvenire, ma lui, da soldato e combattente, rialzò la testa e disse: “vediamo ora chi è più forte”.
Con il passare del tempo, però, la malattia si rivelò più forte. Gianluca si è spento oggi in un ospedale di Verona. Aveva solo 43 anni. Secondo le stime dell’Osservatorio, si tratta della vittima numero 321 dell’uranio impoverito.
Queste furono le sue ultime parole: “Ho paura di morire e non poter dare un futuro a mia moglie e a mia figlia… Ho paura di morire prima di aver sistemato la maledetta burocrazia militare e civile… Ho paura di non avere abbastanza disponibilità economica per curarmi, ma a maggior veduta mi preoccupa dovermi curare e togliere i soldi alla mia famiglia, ma fino a quando avrò aria nei polmoni non mollerò.”
Ciao Gianluca.