Salah Farah, un insegnante keniota di religione islamica, si trovava a bordo di un autobus in direzione Mandera, nel nord-est del Kenya, il 21 dicembre, quando una formazione terroristica legata ad al-Qaeda tese un’imboscata. I militanti fecero scendere i passeggeri e iniziarono una macabra selezione dividendo i presenti tra musulmani e cristiani. I primi sarebbero stati rilasciati, i secondi trucidati.
Questa sinistra prassi venne interrotta dal rifiuto dei passeggeri musulmani, guidati da Salah Farah. “O ci lasciate andare, oppure uccideteci tutti”, queste le parole tuonate dal coraggioso insegnante. I terroristi risposero immediatamente aprendo il fuoco. Salah fu gravemente ferito e, dopo un mese di agonia al Kenyatta National Hospital di Nairobi, si dovette arrendere.
Salah Farah morì per un sogno di fratellanza, credendo fermamente nella convivenza pacifica tra musulmani e non musulmani. Prima di andarsene, dichiarò ai microfoni di Voice of America: “Siamo fratelli, è la religione a fare la differenza, quindi chiedo ai miei fratelli musulmani di prendersi cura dei cristiani in modo che i cristiani possano prendersi cura di noi”.
Il sacrificio di Salah Farah è un esempio luminoso di coraggio e altruismo. Il suo gesto ha mostrato che, anche in tempi di odio e divisione, esistono persone disposte a rischiare la propria vita per proteggere i propri fratelli, indipendentemente dalla loro fede.
In ricordo di Salah Farah: eroe silenzioso, coraggioso insegnante, Persona Perbene. Il suo sacrificio non sarà dimenticato e continuerà a ispirare tutti coloro che credono nella fratellanza e nella convivenza pacifica.