Antonia Locatelli, conosciuta affettuosamente come “Tonia”, era una valorosa missionaria italiana partita volontaria per il Ruanda nel 1972. Proveniente da un paesino vicino a Bergamo, cresciuta in una famiglia di allevatori, Tonia possedeva un carattere montanaro, rustico e apparentemente burbero. Tuttavia, dietro questa scorza si celava un cuore senza uguali che la faceva amare da tutti.
Tonia si trasferì nella regione di Bugesera, a sud di Kigali, un’area devastata dalla sanguinosa repressione degli estremisti hutu contro l’etnia tutsi. Lì, fondò e diresse una scuola per ragazze, insegnando loro il francese, attività domestiche, l’allevamento razionale degli animali e pratiche agrarie. Questo progetto offriva un barlume di speranza e futuro a molte giovani donne.
Conosciuta come “l’angelo dei diseredati”, Tonia aiutava chiunque fosse in difficoltà, indipendentemente dall’etnia, religione o condizione sociale. Per venti anni, fu una paladina degli ultimi e una protettrice degli indifesi, rimanendo sempre vicina a chi aveva bisogno.
Nel 1992, gli estremisti iniziarono a usare la radio per incitare all’omicidio, innescando una caccia all’uomo. Tonia intuì il pericolo e diede l’allarme, contattando l’ambasciata del Belgio, la radio RF1 e la BBC per denunciare il massacro in atto. La sua denuncia attirò l’attenzione dei media internazionali, ma scatenò anche la vendetta degli estremisti.
Nella notte tra il 9 e il 10 marzo 1992, Tonia scese in strada durante il coprifuoco per soccorrere un gruppo di profughi sotto attacco. Fu un agguato. Venne freddata da due colpi di arma da fuoco: uno alla bocca, per punire il suo “errore” di comunicare al mondo il massacro, e l’altro al cuore. Aveva 55 anni.
Il suo sacrificio attirò una tale pressione mediatica da costringere il governo ruandese a fermare i massacri. Il coraggio e la dedizione di Tonia hanno lasciato un’impronta indelebile, mostrando che anche una singola voce può fare la differenza.