Nicola D’Antrassi, un imprenditore di prodotti ortofrutticoli della provincia di Latina, è diventato un simbolo di onestà e integrità nell’imprenditoria italiana. Il suo percorso imprenditoriale iniziò sotto la guida del padre, anch’egli imprenditore nel settore e proprietario di un grande impianto a Lentini (SR). Dopo aver conseguito la laurea, Nicola si unì al fratello per rinnovare l’attività di famiglia, dando vita alla Fratelli D’Antrassi Srl, il cui primo stabilimento fu costruito ad Aprilia.
La svolta arrivò con il trasferimento al sud, in Sicilia, dove Nicola decise di puntare sul commercio di agrumi. L’azienda crebbe rapidamente, raggiungendo i 200 dipendenti, con uno stabilimento a Scordia (CT) dotato di macchinari all’avanguardia e tecniche innovative. La Fratelli D’Antrassi Srl divenne un modello per l’intero mercato ortofrutticolo, con Nicola come punto di riferimento per tanti imprenditori, non solo per essere uno dei pochi laureati nel settore, ma soprattutto per il suo carattere fermo, la sua onestà e la riconosciuta lungimiranza.
Nicola era noto per la sua scrupolosità nell’applicare i contratti salariali con gli operai, guadagnandosi la stima dei lavoratori che desideravano lavorare per lui. Tuttavia, questo atteggiamento lo rese inviso ad alcuni commercianti locali, che non condividevano i suoi principi di equità lavorativa. Nicola rappresentava una mosca bianca nell’imprenditoria di settore dell’epoca, e la sua integrità attirò l’attenzione di opportunisti e malfattori.
Rifiutò numerose proposte di entrare in politica, preferendo concentrarsi sul commercio, un’attività che considerava nobile e coinvolgente. Nonostante la sua posizione, Nicola rimase sempre vicino alla gente comune, evitando i riflettori e i circoli dei potenti dell’epoca.
Ma le cose cambiarono. Iniziarono le minacce e i tentativi di intimidazione, con telefonate minatorie e richieste di estorsione che divennero quotidiane. Nonostante tre tentativi di incendio al suo stabilimento, Nicola non si lasciò intimidire e continuò a combattere, consapevole della responsabilità verso i suoi lavoratori e dell’impossibilità di cedere alla criminalità.
L’11 marzo del 1989, intorno alle 19, Nicola uscì dall’azienda dopo aver ricevuto una telefonata che lo invitava a prendere un caffè. Un uomo gli si avvicinò alle spalle e gli sparò alla testa, uccidendolo. Il delitto rimane irrisolto, ma il sacrificio di Nicola D’Antrassi è un potente monito.
Nicola D’Antrassi ha mostrato che l’Italia non è solo corruzione e malaffare, ma anche integrità, coraggio e dedizione. La sua storia è un tributo alla forza d’animo e alla determinazione di chi sceglie di combattere per un mondo migliore, nonostante le avversità.