Madicke Sow, un cinquantenne senegalese residente a Sesto San Giovanni, ha dimostrato un coraggio straordinario il 26 agosto 2015. Quella mattina, Madicke si trovava in stazione, in attesa del suo treno. La città era semideserta, ma una donna catturò la sua attenzione. Si avvicinava pericolosamente alla linea gialla, sembrava confusa. Al passaggio del treno, la donna tentò di gettarsi sui binari. In un istante, Madicke comprese la situazione e, con prontezza, si alzò di scatto, afferrandola per le braccia. Mezzo metro più in là, e entrambi sarebbero finiti sotto il convoglio. La paura fu tanta, ma la donna era salva.
All’arrivo dei soccorsi e della polizia, Madicke si dileguò. Era disoccupato da tempo, abbastanza per rischiare l’espulsione dal Paese. Lasciò dietro di sé qualche immagine sfocata dalle telecamere di sicurezza e la leggenda di un “eroe di colore” che salvò una vita mettendo a rischio la sua. Non cercava fama né gloria, solo agì per puro istinto, raro coraggio e profondo senso di altruismo.
Mentre il fermo-immagine della sua impresa circolava sul web e veniva celebrato dai media, Madicke viveva nel terrore. Con la paura di essere cacciato dall’Italia, la nazione che aveva scelto come Casa oltre trent’anni prima, Madicke si nascose per mesi. Poi tornò in Senegal per far visita alla madre malata.
Al suo ritorno in Italia, Madicke non trovò fanfare, ma una lettera di rimpatrio. In seguito a un infortunio sul lavoro, la sua storia lavorativa si era interrotta troppo presto e il suo permesso di soggiorno era scaduto. Con la lettera di rimpatrio in mano, si presentò in Comune, non come l’eroe della metropolitana, ma come un disperato in cerca di asilo.
Il sindaco di Sesto lo riconobbe e assicurò alla Questura che avrebbe aiutato Madicke a trovare un lavoro. E così fu. Una ditta di San Giuliano Milanese, colpita dalla sua storia, gli offrì un’opportunità di lavoro.
Complimenti al sindaco e al titolare della ditta, ma soprattutto grazie a Madicke. L’Italia ha bisogno di persone come te.