Ippazio Stefano, sindaco di Taranto e medico pediatra, si è distinto per il suo impegno e la sua dedizione in una situazione di emergenza. Qualche giorno fa, circa 200 migranti sono sbarcati a Crotone, venendo poi radunati nell’hotspot di Taranto. In queste ore critiche, Stefano non ha fatto mancare il suo apporto, non solo come primo cittadino, ma anche come volontario.
Durante un giro di visite nell’hotspot, il sindaco ha notato una piccola somala di tre anni, in fila per l’interminabile procedura di identificazione con la madre e il fratellino. La sua esperienza medica gli ha subito fatto capire che la bimba stava male. Non era solo la stanchezza del viaggio in mare, ma qualcosa di più grave. Visitandola, Stefano le ha diagnosticato una forma acuta di idrocefalia e, con l’aiuto del personale di polizia, ha evitato alla piccola la coda, permettendole di essere ricoverata urgentemente. La diagnosi del sindaco è stata confermata dai medici e la bimba è stata operata nel reparto di neurochirurgia dell’ospedale Santissima Annunziata. Ora sta bene e probabilmente a breve potrà riprendere il suo viaggio verso la Germania.
Il delicato tema dei migranti sta dividendo il Paese, spesso trasformato in un gioco di protagonismo e interessi. In queste situazioni emergono i nostri limiti e la nostra impotenza, facendoci dimenticare l’obiettivo più importante: restare umani.
Non conosciamo la condotta politica di Ippazio Stefano, né ci interessa valutarne l’ideologia o il colore partitico. Ciò che conta è che, in questa drammatica pagina della nostra storia, Stefano ha scritto una parola di speranza. Ieri una bambina non è morta, e questo dovrebbe bastare per farci sentire più felici, più orgogliosi, più umani.
Grazie, Ippazio Stefano, per il tuo coraggio e il tuo impegno. Il tuo gesto ha salvato una vita e ci ha ricordato l’importanza di restare umani di fronte alle difficoltà.