Qualche giorno fa, l’Italia ha detto addio a Pietro Pinna, il primo obiettore di coscienza al servizio militare per motivi politici e fondatore del Movimento Nonviolento. Profondamente antimilitarista e profeta di pace, Pietro Pinna ha segnato la storia italiana con il suo coraggio e la sua determinazione.
Nel 1948, quando venne chiamato alle armi, Pietro rispose “no”. Questo rifiuto venne considerato un reato di renitenza e gli costò un processo per disobbedienza. Pietro fu condannato a dieci mesi di carcere, poi ad altri otto. Tuttavia, questi non furono gli unici periodi di reclusione che affrontò. Nel corso della sua vita, Pietro fu incarcerato più volte per le sue scelte nonviolente.
Nel 1961, Pietro organizzò la prima Marcia per la Pace Perugia-Assisi, un evento che ha lasciato un’impronta duratura e che continua a ispirare le generazioni future. Il suo impegno per la nonviolenza e la pace ha diffuso valori di fratellanza, amicizia e rispetto reciproco. Nel 1975, venne condannato per vilipendio in seguito a un’affissione e nel 1979 per aver attuato un blocco stradale. Questi episodi testimoniano la sua costante lotta contro l’ingiustizia e la violenza.
Pietro Pinna ha dedicato la sua vita a offrire ai giovani un’alternativa: quella della nonviolenza. Non ha cercato di inculcare idee fanatiche né di imporre dottrine con prepotenza. Ha invece mostrato che esiste una via pacifica e rispettosa per affrontare i conflitti e le sfide della società.
Grazie, Pietro, per il tuo instancabile impegno e per averci insegnato che la nonviolenza è una potente arma di cambiamento. La tua eredità continuerà a vivere nei cuori di chi crede nella pace e nella giustizia.