Mohammed Wasim Moaz, 36 anni, era un medico pediatra di Aleppo, profondamente appassionato del suo lavoro. Negli ultimi mesi, Mohammed ha assistito alla fuga di tutti i suoi colleghi. Da gennaio, con l’intensificarsi dei bombardamenti dei caccia russi e i lanci dei “barili bomba” del regime di Damasco, i quartieri civili si sono trasformati in macerie, e chi ha potuto si è messo in salvo, trasferendosi in Turchia o in Europa occidentale.
Mohammed avrebbe potuto seguire questa scia di fuga, ma ha scelto di restare. È rimasto per proteggere le 150mila giovani vite che non hanno avuto la fortuna di potersene andare. Ha deciso di difendere il loro domani, consapevole di essere l’ultimo pediatra rimasto ad Aleppo.
Nonostante fosse a pochi mesi dal matrimonio e nonostante le insistenze di amici e parenti che cercavano di convincerlo a lasciare la Siria, Mohammed ha risposto: “Cosa farebbero senza di me tutti questi bambini? Chi si occuperebbe di loro?” Queste parole testimoniano il suo impegno e la sua dedizione.
Mercoledì notte, Mohammed è stato ucciso da una bomba lanciata sull’ospedale dove lavorava. Fino al suo ultimo istante, è rimasto al fianco dei bambini, sacrificando la sua vita per loro. Il suo gesto di altruismo e coraggio lo rende un eroe dei nostri tempi, simbolo di speranza e resistenza in un contesto di devastazione.
Mohammed Wasim Moaz ha sacrificato la sua vita per i bambini di Aleppo, rappresentando un faro di luce in un periodo buio della storia. La sua morte è una perdita immensa, ma il suo esempio continuerà a ispirare molti.
Fai buon viaggio, Mohammed, ultimo pediatra di Aleppo. La tua dedizione e il tuo sacrificio non saranno mai dimenticati.