Pietro Bartolo, medico dell’unico ambulatorio di Lampedusa, è diventato noto grazie al documentario “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, per il quale ha ricevuto l’Orso d’oro. Tuttavia, mentre i riflettori si sono spostati altrove, il suo impegno non si è mai fermato.
Conosciuto come “U dutturi” sull’isola, Pietro Bartolo ha prestato servizio come volontario per anni, diventando un eroe silenzioso per la sua inarrestabile dedizione. La sua notorietà è aumentata grazie al documentario “Fuocoammare”, che racconta gli sbarchi a Lampedusa, ma la sua missione non si è mai arrestata. Recentemente, una nuova tragedia ha colpito il Mediterraneo: un peschereccio con quasi 600 migranti si è ribaltato a 18 miglia dalla Libia. Solo 150 persone sono riuscite a salvarsi.
Una storia di speranza: la piccola Favour
Tra i sopravvissuti c’è Favour, una bimba di 9 mesi che ha perso la madre durante la traversata. La madre di Favour è morta per ustioni da benzina, lasciando la piccola sola e disidratata. Pietro Bartolo è stato il primo a occuparsi di lei, fornendole le cure necessarie e cercando di creare un ambiente il più accogliente possibile.
Un impegno che non si ferma
Nonostante la tragedia e la difficoltà del momento, Pietro Bartolo ha continuato a offrire il suo aiuto instancabilmente. Le pratiche per l’adozione di Favour sono state avviate e Pietro ha già dichiarato la sua intenzione di chiedere l’affidamento della piccola. Questo gesto dimostra ancora una volta la profondità del suo impegno umanitario e la sua volontà di andare oltre il mero dovere professionale.