Don Giacomo Panizza, prete bresciano trapiantato in Calabria, ha dedicato più di trent’anni alla solidarietà, condivisione e lotta contro la mafia, fondando il “Progetto Sud” per supportare i più emarginati.
Don Giacomo Panizza è un nome che risuona forte in Calabria, simbolo di resistenza e coraggio contro la criminalità organizzata. Originario di Brescia, don Giacomo è arrivato in Calabria nel 1976 e ha fondato il “Progetto Sud”, una comunità di gruppi autogestiti, famiglie e servizi sociali che si occupano di inclusione sociale. Questa iniziativa si rivolge a persone emarginate a causa di handicap, povertà, tossicodipendenza, disagio giovanile e AIDS, ponendo le basi su principi di legalità, giustizia e difesa dei diritti umani.
La missione di don Giacomo si è spesso scontrata con gli interessi della criminalità organizzata calabrese. Le sue attività di promozione della legalità e di lotta contro la mafia gli hanno procurato minacce di morte e varie intimidazioni. Tuttavia, il sacerdote non ha mai ceduto, continuando la sua battaglia solitaria per liberare la Calabria dalla morsa delle cosche mafiose.
Un momento cruciale della sua lotta è stato nel 2002, quando don Giacomo ha deciso di destinare un palazzo confiscato al clan Torcasio ai disabili. Le minacce si sono intensificate, costringendo don Giacomo a vivere sotto tutela da allora. Nonostante ciò, ha continuato il suo impegno con fermezza e determinazione, senza mai arretrare di fronte alle intimidazioni.
Due notti fa, l’appezzamento a coltura biologica nella zona di Capizzaglie, gestito da una delle cooperative del progetto, è stato dato alle fiamme. I terreni sono stati bruciati lungo tutto il confine, compromettendo diverse serre. Questo gesto vile e codardo rappresenta l’ennesimo tentativo della mafia di scoraggiare le iniziative di don Giacomo e di mantenere il controllo sul territorio.
Nonostante la paura legittima, don Giacomo non ha intenzione di arretrare. La sua determinazione e il coraggio nel portare avanti le sue idee sono più forti di qualsiasi intimidazione mafiosa. Il suo lavoro non solo aiuta concretamente i più deboli, ma rappresenta anche una luce di speranza e un esempio di resistenza per tutta la comunità.