Silver Sirotti, un giovane ferroviere di Forlì, il 4 agosto 1974, era in servizio come controllore sul treno Italicus, che percorreva la tratta Roma-Brennero. Aveva solo 25 anni quando si trovò coinvolto in uno degli eventi più tragici della storia ferroviaria italiana. Era l’1 e 23 di una calda notte estiva, e quasi tutti i passeggeri dormivano, quando un’esplosione scosse il treno all’uscita dalla galleria dell’Appennino, vicino alla stazione di San Benedetto Val di Sambro. L’esplosione fu il risultato di un attentato terroristico.
Il destino volle che Silver si trovasse in una carrozza non coinvolta nella deflagrazione. Nonostante la paura, il giovane ferroviere si rese subito conto che avrebbe potuto mettersi in salvo. Tuttavia, il suo pensiero andò immediatamente ai passeggeri intrappolati nelle carrozze in fiamme. Decise di agire, abbracciando un estintore e gettandosi tra le fiamme per cercare di salvare quante più persone possibile.
I passeggeri, sbalorditi, lo videro combattere da solo contro il fuoco. Due agenti di polizia arrivarono sulla scena e constatarono l’entità del dramma: corpi senza vita e persone che si lanciavano dai finestrini in fiamme. Tra il caos, la sagoma di Silver, con la pelle annerita e segnata da macchie rosse, continuava a lottare. Gli agenti lo implorarono di abbandonare il tentativo: “Vieni via da lì, non puoi fare più nulla per loro.” Ma Silver non si fermò. Continuò a combattere, tentando di liberare un’ultima persona intrappolata tra le lamiere. Poi una vampata di fuoco lo avvolse, e il silenzio calò su quella scena infernale.
Quel giorno, 48 persone rimasero gravemente ferite e 12 persero la vita, tra cui Silver Sirotti. Il giovane controllore, travestito da eroe, scelse di immolare la sua vita per salvare gli altri.