L’urlo disperato di un padre interruppe la tranquillità della spiaggia. Il figlio di 14 anni era stato trascinato troppo lontano dalla riva e stava per schiantarsi contro gli scogli. Senza perdere tempo, Gabriele si tuffò in acqua, ignorando la bandiera rossa che segnalava pericolo. Raggiunse il ragazzo, lo mise sulla schiena e, con grande sforzo, riuscì a riportarlo in salvo.
Il gesto di Gabriele era eroico, ma solo l’inizio di una giornata straordinaria. Appena un’ora dopo, due fidanzatini, ignorando i pericoli, decisero di rinfrescarsi in mare e finirono risucchiati da un vortice verso la scogliera. Gabriele, ancora una volta, lasciò tutto e si tuffò. Con lui si unirono altri soccorritori. Dopo aver raggiunto la coppia, Gabriele si rese conto che anche i soccorritori erano in difficoltà. Con l’aiuto di una catena umana e alcune corde, riuscirono a riportare tutti a riva.
Gabriele non si considera un eroe. Con umiltà, afferma: “Ho solo fatto quello che chiunque dovrebbe fare. Al posto di quelle persone, nel mare mosso e in difficoltà, potevo esserci io”. Il suo gesto è un monito sui pericoli del mare e sull’importanza di rispettare le indicazioni dei bagnini.
L’atto di coraggio di Gabriele Benedetti ci ricorda che il vero eroismo è agire senza pensare alle conseguenze, spinto dall’istinto e dal desiderio di aiutare il prossimo. Grazie alla sua prontezza, tre persone sono state salvate da situazioni potenzialmente mortali.