Quel giorno caddero cinque uomini valorosi.
Il maresciallo dei Carabinieri Oreste Leonardi, che guidava la Fiat 130 con a bordo Aldo Moro, fu il primo a cadere. Torinese di origine, era istruttore presso la Scuola Sabotatori del Centro militare di paracadutismo di Viterbo e guardia del corpo di Moro da quindici anni. Leonardi, di 52 anni, lasciò una moglie e due bambini.
Domenico Ricci, appuntato dei Carabinieri e autista di fiducia di Moro da oltre vent’anni, fu un’altra vittima. Ricci, di 42 anni, non rivide mai più la moglie e i due figli.
Giulio Rivera, giovane arruolato nella Pubblica Sicurezza, tentò di affrontare i terroristi con coraggio, ma fu crivellato da otto proiettili. Aveva solo 24 anni.
Anche il brigadiere Francesco Zizzi, entrato nella Pubblica Sicurezza nel 1972 e capo equipaggio della scorta di Moro, perse la vita. Zizzi, che stava pianificando le nozze con la fidanzata Valeria, aveva appena 30 anni.
Infine, Raffaele Iozzino, giovane campano arruolato nella Pubblica Sicurezza nel 1971, fu il primo a rispondere al fuoco dei terroristi. Aveva 24 anni.
Il sacrificio di questi uomini non fu vano.
Il 16 marzo 1978 non rappresenta solo il tragico rapimento di Aldo Moro, ma anche il sacrificio di cinque uomini valorosi che persero la vita in nome del dovere. La loro memoria è un monito contro la cieca violenza e l’ideologia che troppo spesso hanno segnato la storia del nostro Paese.