Era una mattina di fine aprile, e Moreno aveva deciso di concedersi qualche ora di mare in compagnia di un’amica. La spiaggia era quasi deserta, il silenzio rotto solo dalle voci di quattro ragazzini che, marinata la scuola, avevano deciso di fare un tuffo fuori stagione. Ad un tratto, uno dei ragazzi venne trascinato al largo dalla corrente, rischiando di annegare. Gli amici, in evidente stato di shock, restarono impietriti, incapaci di agire.
Moreno si accorse subito che qualcosa non andava. Vedendo le braccia del ragazzino uscire dall’acqua in cerca di aiuto, non esitò un istante. Attraversò la spiaggia di ghiaia e si tuffò in mare. Moreno, un abile nuotatore, raggiunse il malcapitato, ormai esausto. Sapendo che portarlo a riva sarebbe stato rischioso per entrambi, Moreno decise di raggiungere uno scoglio, unico punto dove poteva toccare, e con grande tenacia tenne il ragazzo in braccio in attesa di aiuto.
Nel frattempo, Moreno urlò all’amica rimasta sulla spiaggia di chiamare i soccorsi. Passarono interminabili minuti finché finalmente arrivarono gli uomini del 118. Davanti ai loro occhi si presentò una scena surreale: Moreno, letteralmente in mezzo al mare, continuava a tenere in braccio il ragazzino, aggrappato con tutte le sue forze a quello scoglio e a quella vita.
I soccorritori raggiunsero i due con un gommone e li portarono a riva. Il giovane respirava male, avendo bevuto molta acqua, ma non era in condizioni gravi. Moreno rimase sul posto fino a quando l’ambulanza non ripartì per l’ospedale. Poi tornò alla sua vita di tutti i giorni. E’ un eroe, ma non vuole sentirsi definire tale. Ripete di aver seguito solamente l’istinto.
Grazie, Moreno, per il tuo straordinario coraggio e altruismo.