Ma il Rione Sanità non è solo questo. È anche teatro di morte, spaccio e violenza, una comunità di ottantamila persone senza cinema, senza strutture sportive, con una ricca storia ma apparentemente senza futuro.
In questo contesto difficile, don Antonio ha deciso di sostituirsi alle istituzioni locali e di passare all’azione. Con la Fondazione San Gennaro, che oggi vanta un capitale di oltre un milione di euro, ha dato inizio a una rivoluzione del riscatto sociale. Don Loffredo sa bene che chi nasce in quei luoghi parte con una difficoltà di fondo. La stessa, però, può essere trasformata in una marcia in più. Il sacerdote lavora su questo potenziale, costruendo un futuro fondato sull’impresa sociale. Le sue armi? Cultura e lavoro.
Al suo fianco non ci sono politici o istituzioni, ma solo i giovani, quelli che don Loffredo raccoglie dalla strada per impegnarli col lavoro. L’idea delle cooperative ha preso vita, su tutte “L’Officina dei Talenti”, una realtà che gestisce le Catacombe di Napoli. Questi cimiteri sotterranei, da bellezze sepolte e inutilizzate, sono passati da 6mila visitatori l’anno a 80mila sotto la “gestione” di don Antonio, offrendo lavoro a centinaia di ragazzi.
Don Loffredo non si ferma qui. Ha creato case per ragazze madri, offre assistenza agli immigrati, gestisce doposcuola per bambini e ha trasformato la canonica in un bed and breakfast. Questi sono sogni, sì, ma estremamente concreti.
Per don Loffredo, essere sacerdote significa stare tra la gente, viverci, farsene carico. E soprattutto farlo con il cuore.