Domenico Lestingi

Domenico Lestingi, ex capo squadra della "Lombardi Ecologia srl" a Conversano, si distingue per il suo coraggio nella lotta contro l'inquinamento

Domenico Lestingi ha lavorato per anni come capo squadra nelle discariche della “Lombardi Ecologia srl” a Conversano e nel sud est barese. La sua storia è un esempio di redenzione. Per anni, Domenico ha lavorato duramente, fino a diciotto ore al giorno, senza conoscere appieno la natura dei rifiuti trattati e ignorando le leggi relative. Parte di un piano più grande di lui, Domenico eseguiva senza porsi troppe domande mentre gli scarichi aumentavano: rifiuti ospedalieri, fanghi industriali, amianto, pneumatici, con un traffico di 3000 tonnellate al giorno di camion provenienti da tutto il Paese e, a volte, dall’estero.

Il peso della complicità in un disastro ambientale diventava insostenibile per Domenico ogni volta che guardava negli occhi la sua famiglia. La consapevolezza di contribuire a un disastro ambientale lo tormentava sempre di più. Decise così di dire “basta” e iniziò a denunciare alle autorità, indicando ai giornalisti i luoghi dell’occultamento dei rifiuti. Nonostante le sue denunce, Domenico venne delegittimato dai media e dai giornali, che lo descrivevano come inattendibile. I gestori della discarica, non potendo licenziarlo direttamente, lo isolarono.

Nel tentativo di attirare l’attenzione, Domenico compì gesti estremi: bloccò la pesa della discarica, salì su un traliccio di trenta metri e denunciò ripetutamente, ma nessuno lo ascoltò. Esausto e senza stipendio da mesi, Domenico affrontò intimidazioni e aggressioni: il setto nasale rotto, proiettili trovati nella macchina, lettere minatorie. Per proteggere la sua famiglia, iniziò a vivere su un divano, da solo. Un giorno, minacciato di essere sparato alle gambe, indicò il petto e rispose: “Qui devi mirare, altrimenti non mi fermi”.

Nel 2012, ormai disoccupato e senza risorse, Domenico decise di andare oltre. Dopo aver chiamato carabinieri e giornalisti, rubò un escavatore e, sfondato il cancello, entrò nella discarica per disseppellire personalmente i rifiuti occultati. Venne fermato dalle forze dell’ordine e arrestato, commentando: “La mia libertà è meno importante della salute di tantissima gente”. Quel gesto estremo diede il via a un’inchiesta della magistratura di Bari per disastro ambientale sulla discarica di contrada Martucci, con tredici indagati e nove richieste di condanna.

Oggi, Domenico è un uomo ancora tormentato dal rimorso ma finalmente libero. Tornato a lavorare come semplice operaio in un’azienda agricola, continua a contribuire alla bonifica dei luoghi inquinati dai rifiuti, collaborando con le autorità. Ha ricominciato da zero, con un arresto alle spalle e uno stipendio modesto, ma può guardarsi allo specchio con la coscienza pulita. Nel 2013, ha ricevuto da Legambiente il premio Ambientalista dell’Anno e, nel 2014, il premio internazionale Livatino-Saetta, intitolato a due magistrati uccisi dalla mafia.

Grazie, Domenico, per il tuo esempio di coraggio e integrità.

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