Per la Svezia, l’estate del 2018 è stata drammatica. La grave siccità e i picchi di temperatura fuori dalla norma, con punte di trenta gradi persino nella zona del Circolo Polare Artico, hanno causato numerosi incendi. Ettari di foreste in fumo e terreni un tempo verdi trasformati in cimiteri di cenere. Una situazione tanto allarmante quanto ignorata dai tavoli europei che contano.
Greta, colpita dal disinteresse generale verso i cambiamenti climatici, ha deciso di agire. Mossa da una sincera necessità di fare qualcosa di concreto, ha scelto di scioperare, rifiutandosi di andare a scuola fino al giorno delle elezioni parlamentari svedesi, in programma il 9 settembre, per chiedere al governo azioni concrete in difesa del clima. Greta, che ha la sindrome di Asperger, ha una comprensione genuina e disarmante della situazione: “Se continuano a dirci che i cambiamenti climatici rappresentano una seria minaccia per il nostro futuro, perché non dedichiamo tutti i nostri sforzi per cercare di risolverla? Il futuro non dovrebbe essere la cosa più importante?”
Domande difficili da ignorare senza sentire un profondo senso di colpa. Così, mentre le scuole in Svezia riaprono, Greta manifesta davanti al parlamento con un cartello che esprime la sua frustrazione:
“Noi bambini spesso non facciamo ciò che ci dite di fare. Facciamo quello che fate voi. E se a voi adulti non importa nulla del mio futuro, allora non dovrebbe importare nemmeno a me. Io mi chiamo Greta e frequento il nono anno di scuola. Sciopererò per il clima fino al giorno delle elezioni”.
Quella che può sembrare l’iniziativa eccentrica di una ragazza di 15 anni ha in realtà avuto molta risonanza. I media di tutto il mondo hanno preso interesse alla sua battaglia. La sua famiglia, inizialmente scettica, le ha poi mostrato pieno sostegno. Il padre, docente, ha iniziato a scrivere articoli e a dare lezioni sulla crisi climatica. La madre, famosa cantante lirica, ha deciso – per dare un segnale forte – di non viaggiare più in aereo. La sua presa di posizione ha fatto scalpore anche tra gli insegnanti, tanto che Benjamin Wagner, giovane professore, si è unito a Greta, perdendo di fatto un mese di stipendio.
La protesta è stata temporaneamente interrotta al quinto giorno dalla polizia, poiché in Svezia è vietato manifestare nei pressi della sede del parlamento. Greta, tuttavia, si dice pronta a nuove iniziative. Ritiene che ormai le marce per il clima o le campagne social non siano più sufficienti. E lancia una provocazione: “Cosa succederebbe se un milione di alunni saltassero la scuola e si riunissero fuori da parlamenti e municipi?”
Greta ci ha insegnato un concetto tanto semplice quanto scomodo: il futuro è nelle nostre mani. Voltarsi altrove è inutile. Il percorso per un mondo migliore passa attraverso le scelte individuali.