Era una mattina come tante, quando Enrico stava camminando sotto i portici della piazza principale di Zoagli. All’improvviso, vide una donna sudamericana chiedere aiuto disperatamente. Avvicinandosi, notò un anziano signore a terra, esanime e bianco in volto, che non respirava. L’uomo, di 91 anni, era cardiopatico e la donna che lo accompagnava era la sua badante.
Erano le 9.46, e la situazione appariva gravissima. I soccorsi furono subito chiamati, ma il tempo era essenziale. Una vigilessa accorsa sul luogo aveva un defibrillatore pubblico, ma né lei né i presenti sapevano come usarlo. Enrico, ricordando di aver seguito un corso di primo soccorso dieci anni prima, prese coraggio e afferrò il defibrillatore.
Nonostante non ricordasse chiaramente le istruzioni, Enrico si mise in contatto telefonico con un addetto del 118 che gli fornì indicazioni. Aprì la camicia dell’anziano, incrociò le mani sul petto e iniziò il massaggio cardiaco. Seguendo le istruzioni dell’infermiere, premette con forza, cercando di raggiungere i cinque centimetri di profondità richiesti. Poi, posizionò i due elettrodi: uno nella parte alta a destra del torace e l’altro più in basso, sotto il cuore. Azionò il defibrillatore, che si attivò immediatamente, confermando l’arresto cardiaco.
Gli attimi successivi furono interminabili. Enrico, con il cuore in gola, sentì improvvisamente il torace dell’uomo cominciare a muoversi. Il viso dell’anziano riprese lentamente colore grazie a un debole respiro. Sotto le mani di Enrico, la vita tornava a scorrere. Niente gli aveva mai regalato tanta gioia.
Quando arrivarono i soccorsi, l’uomo fu portato in ospedale, ma era ormai fuori pericolo. Nonostante fosse acciaccato e il suo cuore malconcio, l’anziano era vivo. Non era quella la sua ora, non quel giorno, non con Enrico nei paraggi.
Grazie, Enrico. Il tuo coraggio e la tua prontezza hanno salvato una vita. Sei un vero eroe dei nostri giorni, un esempio di come chiunque possa fare la differenza con un po’ di coraggio e determinazione.