Severo Severi, 72 anni, è un medico in pensione che ha dedicato la sua carriera a Braccagni, in provincia di Grosseto, e successivamente alla Croce Rossa. Nonostante abbia appeso da tempo il camice al chiodo, l’emergenza sanitaria in Lombardia lo ha spinto a rimettersi in gioco. Troppo forte il suo senso del dovere e troppo pressante il richiamo alle sue responsabilità.
Vedere i suoi ex colleghi combattere in trincea, ammalarsi e spesso morire è diventato insostenibile per Severo. Così, senza pensarci due volte e superando la legittima preoccupazione di moglie e figlia, sabato scorso ha dato la sua disponibilità come volontario per integrare il personale sanitario a Bergamo. Neanche il tempo di offrirsi e il giorno seguente – domenica alle 23:30 – è arrivata la chiamata.
Severo è così partito lunedì mattina, in compagnia di un giovane medico, anche lui di Braccagni, direzione Lombardia. Arrivato a Bergamo, si è trovato di fronte a uno scenario devastante: distese di pazienti intubati, il lavoro incessante di medici e infermieri, camion militari carichi di bare. Eppure, nella drammaticità del momento, l’ospedale Papa Giovanni XXIII resiste, combatte con coraggio e senza risparmiarsi.
Da lunedì, l’ospedale può contare su una risorsa in più: Severo Severi, medico in pensione. La sua presenza non è solo un aiuto prezioso dal punto di vista professionale, ma anche un esempio di altruismo e dedizione che ispira tutti coloro che lo circondano.
Grazie, Severo, per il tuo impegno e il tuo coraggio. La tua decisione di tornare in trincea è un gesto di grande umanità e responsabilità, dimostrando ancora una volta che l’essere medico è una vocazione che va oltre il semplice lavoro.