Molti conoscono Lionel Messi, quasi tutti Shakira. Pochi ricorderanno Jurgen Klinsmann e pochissimi sanno chi sia Astutillo Malgioglio. Se avete cinque minuti, leggete questo articolo per scoprire la vera grandezza.
Astutillo Malgioglio, conosciuto come Tito, era il portiere di riserva dell’Inter di Trapattoni, famosa per lo scudetto dei record. Nel 1987, andai a Piacenza per intervistarlo per il quotidiano “Il Giorno”, scoprendo una storia di dedizione e altruismo unica nel mondo del calcio. Malgioglio, allora 29enne, aveva aperto vicino a casa una palestra per la rieducazione motoria dei bambini cerebrolesi, chiamata ERA 77, acronimo dei nomi della figlia Elena, nata nel 1977, della moglie Raffaella e di Astutillo stesso. Insieme alla moglie, prestava questo servizio gratuitamente, dedicando tutto il suo tempo libero.
Per questa intervista, vinsi un premio a Como, consegnato da Pierluigi Marzorati, campione della Pallacanestro Cantù, e donai l’intera somma all’Unicef. Malgioglio mi raccontò di come svolgeva questa attività da 7-8 anni senza cercare pubblicità, quasi in incognito. Nel mondo del calcio, non era ben visto che un calciatore si distraesse con attività considerate inutili o bizzarre, come aiutare il prossimo.
Mi raccontò anche di due persone straordinarie che incontrò durante la sua carriera: Nils Liedholm e Sven Goran Eriksson. Durante i due anni alla Roma, dall’83 all’85, convinsero il presidente Dino Viola a mettere a disposizione di Malgioglio la palestra di Trigoria nel tempo libero, permettendogli di continuare il suo lavoro iniziato a Piacenza.
L’Associazione Calciatori (AIC) aveva aperto una sottoscrizione tra tutti gli iscritti (oltre mille calciatori di serie A, B, C1 e C2) per raccogliere fondi a favore dell’attività di Tito. Il ricavato fu di 700 mila lire, una somma irrisoria che l’AIC consegnò a Malgioglio con imbarazzo.
Un giorno, alla Pinetina, Jurgen Klinsmann lo avvicinò chiedendogli perché finiti gli allenamenti si affrettasse sempre a tornare a Piacenza. Tito gli spiegò il motivo e Klinsmann, toccato, gli disse che il giorno dopo sarebbe andato con lui. Klinsmann mantenne la promessa. Salì sul vecchio maggiolino di Malgioglio, andò con lui a Piacenza e passò l’intero pomeriggio osservando Tito assistere i bambini cerebrolesi. Prima di risalire in macchina per tornare a Milano, Klinsmann tirò fuori il libretto degli assegni, scrisse un assegno di 70 milioni di lire e lo consegnò a Tito, con gli occhi lucidi.
Frase chiave: Astutillo Malgioglio, il portiere che dedicava il suo tempo libero ai bambini cerebrolesi, rappresenta la vera grandezza nel mondo del calcio.