Nicola Barbato

Il sovrintendente Nicola Barbato ha dedicato la sua vita alla lotta contro la criminalità organizzata, lasciando un'eredità di coraggio e senso del dovere

Ciao Nicola. È il 25 settembre 2015. La squadra mobile di Napoli è impegnata in una delicata operazione antiracket a Fuorigrotta, uno dei quartieri caldi del capoluogo campano. Il sovrintendente della Polizia di Stato Nicola Barbato, all’epoca cinquantenne, è fermo in auto insieme a un collega mentre effettua un servizio di osservazione presso un negozio di giocattoli che aveva ricevuto una richiesta di pizzo. Poco dopo, un uomo, Raffaele Rende, entra nella vettura dei poliziotti dallo sportello posteriore e apre il fuoco.

Nel giro di dieci secondi, il criminale esplode diversi colpi di pistola prima di fuggire a bordo di uno scooter insieme a un complice. Barbato, colpito alla nuca, viene soccorso e trasportato in condizioni disperate in ospedale. Rimane in coma per oltre un mese. Poi, miracolosamente, si sveglia, ma resterà paralizzato.

Nonostante sia costretto su una sedia a rotelle, Nicola Barbato non si è mai dato per vinto. Ha continuato a dare il proprio contributo nella lotta contro la criminalità organizzata, diventando un simbolo di onestà, coraggio e senso del dovere. Il suo impegno gli è valso la Medaglia d’oro al Valore civile e l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica.

Oggi, a causa delle complicazioni di una malattia respiratoria, Nicola Barbato ci ha lasciato. Ai suoi cari vanno le più sentite condoglianze. A te, caro Nicola, un enorme GRAZIE. Il tuo sacrificio e il tuo esempio continueranno a ispirare tutti coloro che credono in una società giusta e libera dalla criminalità.

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