Era il 17 giugno del 1983 quando Enzo Tortora veniva arrestato e successivamente condannato a dieci anni di carcere per traffico di stupefacenti e associazione a delinquere di stampo camorristico. Iniziò così – per il giornalista genovese – un calvario giudiziario disumano, visto che l’accusa risulterà del tutto infondata. Un vero e proprio incubo durato fino al 1986 quando la Corte d’Appello di Napoli, rovesciando la sentenza di primo grado, lo assolse con formula piena. Ammalatosi di tumore e provato nel fisico e nella mente, Enzo Tortora morirà soltanto due anni più tardi.
“Siamo portati a pensare che vi sia sempre un motivo per dubitare degli altri e così il metodo più comodo per stimare il mondo è diventato quello di presumerlo ostile. Il drammatico caso di Enzo Tortora ci insegna quanto possa essere pericoloso vivere in una realtà distopica in cui si è persa la capacità di riconoscere il bene.”
Questo il commento dell’imprenditore umbro Sauro Pellerucci che lo scorso sabato 25 maggio, nell’ambito del Festival Soave Città del Libro, ha assegnato il Premio “Io sono una persona per bene” alla memoria del giornalista genovese la cui storia rappresenta uno dei più clamorosi casi di malagiustizia italiana. Il riconoscimento è stato consegnato alla figlia Gaia Tortora, autrice di “Testa alta, e avanti”, un libro in cui afferma che “non si può considerare civile un Paese in cui la vita e le parole di un uomo per bene diventano carta straccia, un Paese in cui il giudizio penale richiede in media sei-sette anni”.
Quanti Abele dovranno immolarsi di fronte ad altre inquisizioni accusatorie e intimidatorie? Ecco una delle domande che si pone il Presidente dell’associazione “Io sono una persona per bene”, secondo il quale Enzo Tortora non solo era innocente ma era ed è una persona per bene, un uomo che ha saputo insegnarci più di ogni altro”.
Pellerucci, oltre ad aver istituito il premio per le tante persone per bene che popolano il nostro Paese, ha scritto un libro dal titolo “Il mondo delle persone per bene” (Sì!Edizioni) che sta facendo il giro per l’Italia e che ha presentato proprio al Festival di Soave lo scorso 26 maggio, davanti ad una folta platea.