Il 19 novembre si è trasformato in una data tragicamente memorabile per la famiglia di Fatmir, un cinquantunenne di origine albanese che viveva ad Arcore con la moglie e i due figli, Melissa e Andi. La sua vita, interamente dedicata al lavoro e alla famiglia, si è conclusa in modo eroico durante un turno serale in un cantiere a Torino.
Fatmir, originario di Scutari, in Albania, da trent’anni lavorava come operaio specializzato. Con la stessa dedizione che aveva per il lavoro, aveva introdotto suo figlio Andi nella stessa azienda, la Palingeo, una ditta bresciana operante nel settore delle fondazioni speciali per infrastrutture. La sera dell’incidente, padre e figlio stavano lavorando presso un cantiere della Smat, la Società Acque Metropolitane Torino, impegnata nella costruzione di un serbatoio di raccolta acque per i comuni della collina torinese.
Quando il turno era ormai terminato e gli altri operai avevano lasciato il cantiere, un imprevisto ha richiesto un intervento straordinario. Una gru si era incastrata, e per liberarla si è reso necessario l’utilizzo di un secondo macchinario. Fatmir, Andi e un altro manovratore si sono trattenuti per risolvere il problema. Sembrava tutto sotto controllo, ma un inquietante scricchiolio ha preannunciato il disastro.
Il boato che ha seguito il cedimento della gru è stato l’inizio di un incubo. In un istante, Fatmir ha capito il pericolo imminente e ha agito senza esitazione: ha lasciato gli attrezzi e si è lanciato verso Andi, spingendolo via dal raggio d’azione del macchinario che stava crollando. Il suo sacrificio è stato totale: il braccio della gru si è abbattuto su di lui, togliendogli la vita, ma garantendo la salvezza di suo figlio.
Dal giorno successivo, la Procura di Torino ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Le indagini in corso mirano a individuare eventuali responsabilità in questa tragedia, che si aggiunge alle troppe già registrate nei luoghi di lavoro.
Fatmir lascia un ricordo indelebile: quello di un lavoratore instancabile e di un padre esemplare. Per i colleghi e per la famiglia, il suo gesto estremo testimonia l’amore incondizionato che lo ha sempre guidato.