La notte del 13 gennaio 2012, la Costa Concordia naufragò nei pressi dell’Isola del Giglio, causando una delle più gravi tragedie marittime della storia italiana. Tra i 32 morti e le oltre 110 persone ferite, emerse una storia di straordinario sacrificio e coraggio: quella di Giuseppe Girolamo, un giovane musicista che ha perso la vita per salvare una bambina.
Una passione per la musica e un gesto d’altruismo
Giuseppe, trentenne di Alberobello, era il batterista dello staff di bordo e membro del fan club italiano dei Dream Theater, una band a cui era profondamente legato. Quando il transatlantico si inclinò su un fianco e il panico dilagò, si ritrovò nel caos della fuga generale. Essendo membro dell’equipaggio, aveva diritto a un posto sulle scialuppe di salvataggio. Tuttavia, di fronte a una bambina rimasta senza posto, Giuseppe fece una scelta che gli sarebbe costata la vita: cedette il proprio spazio, credendo che avrebbe potuto mettersi in salvo diversamente.
Nonostante il coraggio e la speranza, Giuseppe non sapeva nuotare. Due mesi dopo il disastro, il suo corpo fu ritrovato sul fondale marino, a testimonianza di un sacrificio che ancora oggi commuove e ispira.
Un gesto mai abbastanza riconosciuto
Nel caos delle polemiche, dei processi e delle difficoltà logistiche che seguirono il naufragio, il gesto eroico di Giuseppe non ricevette il riconoscimento che meritava. La sua storia, però, continua a vivere nella memoria collettiva come simbolo di altruismo e solidarietà, un faro di umanità in una notte di disperazione.
A tredici anni da quel tragico evento, ricordare Giuseppe significa rendere omaggio non solo alla sua passione per la musica, ma anche al suo coraggio. È un ricordo che merita di essere tramandato, un esempio di quanto possa essere profonda la forza del sacrificio umano anche nei momenti più bui.